domenica 25 novembre 2012

L'età e la fertilità nell'uomo

Diversamente da quanto avviene nelle donne, nell'uomo sano la capacità riproduttiva può persistere fino a 90 anni. Tuttavia con il trascorrere degli anni, si assiste ad un certo declino della fertilità anche nell'uomo. Un declino in realtà piuttosto lento e progressivo, che inizia inesorabilmente intorno ai 25-30 anni di età: la sintesi giornaliera di testosterone diminuisce dell'1-2% all'anno, tanto da risultare pressoché dimezzato intorno ai 70-80 anni.
La fertilità nel maschio richiede una normale libido, una funzione erettile, una frequenza coitale normale. La qualità spermatica peggiora in un uomo anziano con una notevole diminuzione del volume dell'EIACULATO e del numero degli spermatozoi dotati di motilità e di morfologia  normale, il fenomeno dell'invecchiamento nell'uomo si accompagna anche ad un progressivo abbassamento del testosterone e di altri androgeni come DHT, DHEA e ANDROSTENEDIONE
Anche le disfunzioni erettili negli anziani sono determinate NON da fattori ormonali, ma piuttosto da cause generali quali il diabete mellito, la mancanza di attrazione da parte della partner, l'uso di alcool, ipnotici, antidepressivi e stress, fattori neurologici, arteriosclerosi e malattie cardiovascolari.
Un altro aspetto fondamentale che va tenuto in considerazione con l'aumentare dell'età maschile, è la possibilità di formare spermatozoi che possono indurre concepimenti disgenici determinati da mutazioni puntiformi ( sindrome di MARFAN, sindrome di APERT, sd di KLINEFELTER) che appaiono verosimilmente età-dipendente. 
Ampi studi hanno dimostrato che giovani donne con partners di età >35 anni presentano un tasso di aborto doppio rispetto ai concepimenti indotti da uomini relativamente più giovani. 
Tutto questo per sottolineare che, in uno scenario socio-culturale nel quale si è affermata la tendenza a posticipare il concepimento in età matura, anche l'età dell'uomo può rivestire valenze riproduttive clinicamente rilevanti.