domenica 16 febbraio 2014

Quanto incidono l'ansia e la paura nell'amplificazione del dolore da parto?

E' ormai riconosciuto che esiste uno stretto rapporto tra paura e dolore. Secondo la teoria del Professor Read, le sofferenze del parto non sarebbero giustificate da leggi naturali; infatti dato che non esistono attività fisiologiche che provochino veramente dolore, non è facilmente comprensibile l'ammettere che il parto induca una sintomatologia dolorosa intensa o addirittura insostenibile. Ecco che quindi la "paura" è responsabile del fatto che sensazioni dolorose durante il travaglio di parto, caricandosi di un "tono affettivo" particolarmente disturbante, "virino"(shifting) verso un dolore avvertito come decisamente superiore, confermando quindi l'affermazione di Read:"la paura è il grande amplificatore dell'interpretazione degli stimoli". Sono 3 gli step fondamentali della teoria di Read: dolore, paura, tensione, e l'obiettivo base di questo metodo inglese, è pertanto vincere la paura per ottenere, per via naturale, la scomparsa del dolore e quindi dello stato di tensione. Vivendo la paura, anzi attraversandola e non evitandola, si ottiene la scomparsa del dolore (G. Nardone). Occorre altresi pensare che lo stato di paura vada necessariamente affrontato il più presto possibile, fin dall'inizio della gravidanza, con un Training psicologico volto a smantellare eventuali preconcetti e a creare le fondamenta per un sentimento di fiducia; questa psicoprofilassi andrebbe integrata da una serie di lezioni "dedicate", sulla gravidanza e sul parto, volte ad informare, a spiegare, a far partecipe la gestante di ciò che sta avvenendo e che avverrà, riducendo quindi ulteriormente la paura.
In sintesi, la psicoprofilassi riveste una notevole importanza nella preparazione al "parto senza paura", laddove gli esercizi fisici (ginnastica di rinforzamento muscolare) servono a rafforzare il "torchio addominale" mettendo in grado la donna di ottenere una valida decontrazione muscolare (esercizi di Read). In contrasto con la teoria occidentale appena descritta, va ricordato il metodo sovietico che si rifà al celebre fisiologo Pavlov,noto per la sua teoria dei "riflessi condizionati". Secondo Pavlov, il dolore costituisce una particolare forma di attività corticale, sottoposta alle medesime leggi che regolano i riflessi condizionati; ecco che quindi, secondo il metodo russo, la preparazione della gravidanza deve mirare a 2 obiettivi fondamentali:
1) eliminare i riflessi condizionati dolorosi
2) crearne di nuovi che colleghino gli stimoli dovuti alla dinamica uterina, sia alle gradevoli aspettative della maternità, ma anche soprattutto ad attività volontarie; queste ultime hanno la funzione essenziale di far si che la gestante partecipi attivamente al parto, adattando ad esso, momento per momento, le condizioni funzionali del proprio organismo.
E' attraverso la parola che si sostituiscono riflessi condizionati sfavorevoli con quelli favorevoli: è importante a tale riguardo "istruire" le gestanti sui processi fisiologici della gravidanza e del parto per poter "scomporre" il legame parto-dolore e si deve inoltre far loro capire l'importanza di una attiva partecipazione al parto e di apprendere i modelli di comportamento cui attenersi nelle varie fasi del travaglio. Tutto questo rappresenta l'acquisizione di nuovi riflessi condizionati e permette di poter esercitare , in corrispondenza della contrazione uterina (acme), una respirazione corretta che porta sia ad una buona ossigenazione madre-feto che ad un adeguato controllo neuro-muscolare, per poter utilizzare al meglio quelle che noi consideriamo le forze ancillari del parto. Voglio pertanto stimgatizzare che corpo e psiche sono un 'unità inscindibile: è impossibile agire su uno dei due senza toccare anche l'altra; ciò che turba l'anima si riflette anche sul corpo e viceversa se la partoriente riesce ad "aprirsi fisicamente" con gran facilità, lo si noterà anche sul piano psichico. Indubbiamente la paura di soffrire è uno dei motivi principali per cui le donne si bloccano, ma c'è anche la paura inconscia di perdere il controllo di sè (abbandonandosi), lasciandosi andare. Durante il parto, le sole cose da tenere sotto controllo sono la respirazione e i movimenti: tutto il resto vien da se!
Il respiro è la funzione più importante dell'essere umano: la sua assenza per pochi minuti , e la vita si interrompe. E  perchè bisogna imparare a respirare? Perchè, tra le funzioni vegetative, e quindi regolate inconsciamente, essa è inconscia solo in parte ed entro certi limiti la possiamo consapevolmente pilotare.Noi sappiamo che il "distress" quotidiano di ogni giorno influenza le funzioni inconsce ma anche quelle consce (consapevoli) del corpo; da qui ne derivano le cosidette "malattie psico-somatiche": dispepsie gastro-intestinali, cefalee, disturbi cardiaci, astenie psico-fisiche (stanchezza), stato di esaurimento nervoso e di affaticamento in genere, dermatiti (la pelle è lo specchio dell'anima!). Trattasi, quindi, di disturbi funzionali nei quali la respirazione gioca un ruolo importante: una sua alterazione di ritmo e di modalità si riflette negativamente sugli scambi gassosi (equilibrio acido-basico), le cellule ricevono meno ossigeno e il metabolismo s'inceppa.
Come deve essere allora la respirazione corretta che occorre adottare in procinto del parto? Il vecchio sistema di inspirare "pancia in dentro, petto in fuori", è assolutamente non fisiologico: se inspirando, la donna contrae il ventre, i muscoli addominali spingono in alto il contenuto, ed essendo più forti del muscolo diaframma, ne impediscono la sua espansione verso il basso, riducendo nettamente il volume della gabbia toracica.Occorre invece, per una buona respirazione, che durante l'inspirazione, il ventre si espanda leggermente in fuori, spostando un po in avanti gli organi addominali e creando posto al diaframma, che contraendosi, si abbassa mentre, in contemporanea, si assiste al sollevamento della gabbia toracica tramite la contrazione dei muscoli intercostali, lasciando spazio all'espansione dei polmoni. Nell'espirazione, avviene proprio l'opposto: gli intercostali si rilassano, le costole si abbassano, riducendo lo spazio della gabbia toracica e i muscoli addominali, rientrando il ventre, spingono in dentro gli organi, il diaframma si rilassa, incurvandosi verso l'alto e spingendo allora l'aria fuori dai polmoni. Se poi, agganciamo tale respirazione (inspirazione-espirazione) a delle pause non superiori a cinque secondi, ciò comporterebbe effetti molto positivi sul ricambio di ossigeno in tutto il corpo della donna e del feto:contare le pause mentalmente aiuterebbe altresì a rimanere concentrate sulla respirazione e durante il parto distrarrebbe dal dolrore delle contrazioni. Concludiamo ricordando il famoso "detto" di Confucio: "posso dimenticare quel che sento, posso ricordarmi di quel che vedo, ma solo quel che faccio lo posso capire".